Dia 3: una giornata con Maruja
La giornata è iniziata, per chi con più e per chi con meno fatica, con una sveglia un po’ anticipata rispetto al solito… ci siamo trovati nella sala comune e abbiamo iniziato con delle letture sul perdono.
Dopo la colazione Alfredo ci è venuti a prendere e tra traffico e clacson siamo arrivati in una parte di periferia al sud di Lima. Qui abbiamo visitato una struttura che accoglie una biblioteca per bambini e delle aule per ragazzi autustici e con sindrome di down. Era giorni che sentivo nominare il nome della fondatrice, Maruja, e devo dire che appena l’ho vista ho capito il perché. Ci ha aperto la porta una signora anziana, magra e di bassa statura, ma della quale dal solo sguardo se ne capisce l’enorme forza e determinazione.
Ho trovato l’incontro con questa donna illuminante. Sia per il racconto di come lei abbia dato la propria vita per costruire un’alternativa alla corruzione e alla violenza, sia per il quadro che è stata in grado di dipingerci sulla situazione politica in Perù. Proprio ieri parlavamo di speranza, e Maruja ci ha dipinto un quadro di un America Latina che sembra che speranza non ne abbia. Eppure, a quasi settant’anni, questa donna continua ad essere arrabbiata. Così tanto da riuscire a portare avanti le lotte in cui crede nonostante tutto, praticamente sola e senza perdersi d’animo.
Ci ha raccontato di un Perù con un governo che censura, con un governo corrotto e con un popolo stufo. Ci ha raccontato degli anni del sendero luminoso e di come molti dei suoi compagni abbiano lasciato la propria vita lottando nel movimento di tupac amaru. Ci ha raccontato dei suoi progetti negli anni e di come sia stata lei in prima persona minacciata. Una donna che ha vissuto una vita a fare politica, sia partitica sia nei gesti quotidiani, con un coraggio che neanche gli anni più bui della storia del Perù sono stati in grado di spegnere.
Le chiacchiere con Maruja sono continuate fino a pranzo, dove siamo stati invitati a casa sua.
Delle donne peruviane ci hanno cucinato cibi tipici, e qui abbiamo conosciuto anche Daniela. Daniela è una donna veneta che si è trasferita in Perù a circa vent’anni, con la quale Maruja ha gestito una casa per le donne.
Finito il pranzo siamo saliti nuovamente nel pulmino di Alfredo e siamo andati al centro, in un quartiere chiamato Miraflores.
Il forte distacco tra la povertà della periferia e la ricchezza del centro ci ha lasciato a tutti e a tutte con l’amaro in bocca. Da lì abbiamo proseguito la passeggiata e siamo arrivati all’inka market. Abbiamo passato il pomeriggio tra le bancarelle a contrattare prezzi e provare maglioni fino a sera, quando abbiamo preso i taxi fino all’albergo.
Qui abbiamo lasciato le cose e ci siamo diretti ad un ristorante vicino, dove avevamo appuntamento con i ragazzi e le ragazze di acompáñame, l’associazione è stata con noi negli ultimi due giorni. Ci siamo presentati tutti con i nostri nuovi e coloratissimi maglioni peruviani e abbiamo passato la serata tra chiacchiere, pisco e risate.
Ora siamo tornati nelle camere e stiamo sistemando le valigie che domani ci aspetta un lungo viaggio.
05.08.2024 Elena, Roma