Riccardo Vignoli

Il Perù, una nuova compagnia nel mio quotidiano

E’ settembre, la vita si è riempita della solita routine ma il modo di affrontarla appare completamente diverso e la ragione si trova lontana nello spazio, meno nel tempo, vicina nella mia mente. Il campo in Perù può scatenare mille reazioni differenti, con me è stato discreto e delicato, mi parla poco alla volta ma con costanza e senza pretendere da parte mia malinconia o disagio per la mia condizione qui a Roma. Per me è stata un’esperienza davvero stracolma di aspetti da cogliere perché offerti dal contesto e da scoprire perché nascosti dentro noi stessi; risulta abbastanza duraturo da lasciarti sperimentare  e anche un po’ conoscere tante diverse realtà. Personalmente ho avuto modo di percepire un aspetto culturale, uno relazionale, uno spirituale e come forse tutti si aspettano quello del servizio; per quella che è la mia esperienza, ci si ritiene fortunati alla fine di un campo se si è riusciti ad incontrare anche una sola di queste realtà e invece in Perù non soltanto le incroci, ma hai il tempo di saggiarle almeno un po’ e di intravederne un’immagine più vera.

Non posso sicuramente esimermi dal raccontarvi come e da cosa è nata la serenità che è ora mia compagna nell’affrontare le giornate; il tutto nasce da un sentimento di spaesamento che mi ha pervaso nei primi giorni al Caef nel dover adattare l’organizzazione delle attività agli interpreti di queste: i peruviani! Mi sono trovato di fronte a situazioni di stallo o in cui l’improvvisazione risultava la dote più ricercata che mai sarebbero dovute esistere se fossero state rispettate le nostre tabelle di marcia e così ho imparato a capire e ad accettare che l’andamento delle cose non dipende completamente e sempre da me, che può capitare (e lì succedeva davvero spesso) che niente vada come programmato, ma che, soprattutto, alla fine si trova il  modo di risolvere tutto!

Personalmente ho ritrovato una regolarità nella preghiera che da tanto non avevo più: i tempi che nell’organizzazione delle attività di Roma sono i primi ad essere sacrificati lì erano salvaguardati nonostante spesso stessimo indietro con i lavori e le faccende. Abbiamo anche celebrato i battesimi di alcuni bambini, per me è stato toccante in particolare per l’aver accettato di fare il padrino di uno dei bambini: è significato per me assumermi una responsabilità e di legarmi per un tempo indefinito(ed è per me abbastanza difficile) ad una persona, una realtà, un progetto.

Infine le attività mirate a stimolare la loro fantasia e i loro desideri, è stato bello pensarle ma ancor di più vederle applicate con un entusiasmo unico; abbiamo cercato di trasmetter loro il messaggio che possono mettere loro stessi una parola sul proprio futuro e questa parola può nascere dal loro cuore e dalle loro attitudini.

A fine campo i due regali più belli: stavo aggiustando uno stereo che ci sarebbe servito per la despedida (la festa al Caef prima della nostra partenza) e mi si sono accostati tre bambini che tra le altre cose sono i tre che necessitano davvero di tanta attenzione. Mi trattengo dal fare la cosa più spontanea ovvero dir loro che non si può stare lì e devono andare nella classe con tutti gli altri… propongo loro di rimanere lì e con attenzione e disciplina guardare cosa stessi facendo; una scommessa vinta alla grande, sono lì che ammirano il mio operato e la sera quando sentiranno le casse funzionare nuovamente si sentiranno fieri di aver  aggiustato qualcosa e ancor di più di aver contribuito a quella bellissima festa. L’ultimo giorno mi trovavo invece ad aggiustare un tavolo e la dinamica è stata simile, ma i protagonisti differenti: stavolta uno dopo l’altro sono venuti tutti i maschi del Caef e cercavo, mentre lavoravo, di spiegar loro ciò che facevo in cambio del loro rispetto verso il solito patto di disciplina. Davvero difficile è togliersi dalla mente la visione degli occhi del bambino che alza lo sguardo stupefatto verso di me dopo aver sentito su mio invito la temperatura della sega subito dopo essere stata usata; anche stavolta è bastato poco per convincermi a renderli partecipi di ciò che stavo facendo un po’ con la speranza di insegnar loro qualcosa di nuovo da fare, un po’ per farli affezione agli oggetti che tutti i giorni vedono intorno a loro con il risultato magari che ne abbiano più cura.

Con queste e mille altre immagini il mio cuore e la mia testa convivono da quando sono tornato e vi posso assicurare che è una situazione che porta pace e tranquillità.


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