Pietro Gianfelici

Buen camino hermanito!

Sono partito per il Perù con grande entusiasmo, pieno di motivazioni e con la voglia e il desiderio di conoscere tutti i bambini e i ragazzi del CAEF.

Sapevo che avrei passato con loro un mese intero ma, comunque, volevo “fare attenzione” a non stringere un forte rapporto con i bambini, in quanto non sapevo se e quando li avrei mai rivisti nella mia vita. Ma, ovviamente, “al cuor non si comanda”...

E' stato un mese intensissimo, nel quale ho conosciuto tutti i bambini e i ragazzi, le loro storie, le loro difficoltà, i loro sogni, le loro urla, risate, pianti...

Con ognuno di loro ho vissuto dei momenti bellissimi, stretto forti rapporti. Vorrei, però, parlare di un bambino in particolare, con il quale, fin da subito, si è creato un feeling speciale, fraterno e, alle volte, quasi paterno.

F. è un bambino di 3 anni, carnagione olivastra, occhi e capelli neri e con le guanciotte cicciottelle. E' il più piccolo di tre fratelli. E' con lui che ho vissuto molti dei momenti più belli e ricchi di tutto il campo.

Ricordo che il nostro rapporto è nato fin dai primi giorni di campo: lui era seduto sugli scalini della casa mentre giocava con i suoi giocattoli preferiti (“los carros”, le macchinine) ed io mi sono avvicinato e ho iniziato a giocare con lui, facendo diventare il mio braccio destro una bellissima autostrada, sulla quale far scivolare tutti i suoi otto “carros”.  Da quel piccolo e semplicissimo gesto di avvicinamento è nata una scintilla, un'intesa tra noi due, durata per tutto il resto del campo. Il giorno dopo, infatti, mi ritrovavo già seduto, a pranzo, vicino a lui nel tentativo di imboccarlo e di fargli mangiare tutto il piatto.

In queste occasioni (pranzi e cene) la figura dei “carros” è stata fondamentale, in quanto, ogni volta che F. non voleva mangiare, insieme a Sara (un'altra volontaria) gli cantavamo una canzone che ci siamo inventati (“il carro hace ciuff ciuff”) facendo finta che il cucchiaio con il cibo fosse una macchinina...dovevate vedere quanto si divertiva F. a mangiare in questo modo!

A farmi rendere conto del bellissimo rapporto che si stava instaurando fra me e F. sono stati altri due episodi che, quasi, mi hanno commosso.

Il primo è accaduto un pomeriggio, una volta finite le attività nei gruppi: mi trovavo nel “comedor” e, ad un certo punto, mi sono ritrovato F. completamente aggrappato alle mie gambe, con la testa nascosta (quasi non riuscivo a muovermi!) che stava piangendo...non ho mai capito cosa fosse successo, ma piangeva. L'ho preso in braccio, l'ho abbracciato e, dopo qualche minuto, sono riuscito a trasformare le sue lacrime in risate. Vedere questa trasformazione mi ha trasmesso un grande senso di responsabilità nei suoi confronti.

Il secondo è successo un sabato pomeriggio, nel “salon de video”. In teoria, non sarei dovuto essere in casa quel giorno, in quanto era uno dei pochi momenti di tempo libero che avevamo a disposizione. Tuttavia avevo deciso di rimanere al CAEF (per fortuna!). Mi trovavo nel patio quando un'educatrice mi ha chiesto aiuto per fare addormentare Fabiano. Dopo 5 minuti mi sono ritrovato seduto sul divano con F. che dormiva in braccio a me. Vedere la sua manina poggiata sul mio petto all'altezza del cuore, la sua testa sulla mia spalla, sentire il suo respiro leggero, mi ha trasmesso una sensazione di pace e serenità incredibile. Siamo rimasti cosi per circa un'ora e un quarto. Sarei rimasto li per molte ore ancora.

Infine, verso gli ultimi giorni del campo, è arrivato l'evento più emozionante di tutti: il battesimo di F.! Oltre a lui, sono state battezzate anche le sue due sorelle (di 5 e 9 anni) e una ragazza più grande, di 15 anni.

Al battesimo eravamo presenti tutti noi volontari, tutti i bambini e i ragazzi della casa, tutte le educatrici e lo staff del CAEF e, infine, i padrini e le madrine.

Non vi nascondo che ero un po “geloso” del padrino di : mi sarebbe tanto piaciuto essere io il suo padrino, ma capisco benissimo che non era cosa fattibile né, tanto meno, opportuna. Ad ogni modo, in tutto questo mese, mi sono sentito un po un suo padrino, un suo punto di riferimento.

Credo che un padrino debba essere costantemente presente nella vita, nell'accompagnamento del suo “figlioccio”...deve aiutarlo a crescere, a vivere, ad affrontare le difficoltà.

Ora come ora, non so se tornerò mai in Perù, non so se rivedrò mai F....il campo è un'esperienza bellissima ma, ovviamente, è anche un grande impegno economico, di tempo e di spazio.

La voglia di tornare, di rivedere F. cresciuto c'è e rimarrà sempre...prenderò il tempo necessario per fare le mie valutazioni.

L'unica cosa certa sono tutte le emozioni, le gioie, le certezze, le sensazioni che questo bambino di soli 3 anni è riuscito a donarmi in un solo mese con tutta la sua semplicità...lo ricorderò per tutta la vita.

Hasta pronto, chiquito!


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