Ci sono esperienze che si può provare a raccontare, ma sembra che le parole non bastino mai. Il mio agosto al CAEF è una di queste esperienze, proverò a farvi capire cosa è stato e cosa è ancora adesso, il legame che mi unisce al posto che mi ha dato più emozioni nella mia vita.
Quando sono arrivata alla Casa de Tuty, dopo qualche giorno passato a Lima, era sera e non sapevo cosa aspettarmi dall'accoglienza degli educatori e dei bambini. In realtà sono bastati una manciata di minuti per sentirmi a casa, sensazione che mi ha accompagnato per tutto il campo.
Vedere quei bambini, felici della nostra presenza, concentrati sulle loro coreografie di benvenuto, è stato un momento fondamentale per capire con chi avrei passato le successive settimane, mi sentivo già piena di gioia e questa emozione non sarebbe cambiata, nonostante ci sia stata qualche difficoltà nel nostro cammino.
La gioia, che ci ha accompagnato da quel giorno è stata sempre un crescendo e l'amore per questi bambini era illimitato e incondizionato.
Dai primi giorni ci siamo abituati a uscire dalla nostra stanza ed essere inondati di abbracci, non mi sembrava vero di poter beneficiare di tutto questo affetto gratuito. Passavamo con questi bambini quasi tutta la giornata, tra attività, momenti di gioco e la convivialità di pranzi e cene.
Nel giro di pochi giorni, giusto il tempo di ambientarmi, c'è stato l'imprinting. Tutti i bambini mi hanno rapito il cuore, ma uno più di tutti riusciva in qualsiasi momento a strapparmi un sorriso o una risata. Il rapporto instaurato con F è stato del tutto inaspettato, è iniziato con un abbraccio che ho sentito più speciale degli altri e da lì è diventato il mio Chichitito, per sempre.
É per questo che ho deciso di prendere parte al progetto Comunicación Viva, che permette ai volontari di rimanere in contatto tutto l'anno con un bambino del CAEF. So che è un grande impegno, ma sento che il legame che mi lega a lui e alla Casa di Tuty non può limitarsi a un mese all'anno.
Già altre volte ho parlato dell'egoismo del volontariato, che è sicuramente un egoismo positivo, perché far del bene agli altri è sempre una cosa buona, ma in realtà questo mese in Perù ha arricchito molto più me che i bambini con cui ho passato l'estate.
Il loro bisogno di affetto riflette perfettamente il mio, quando volevano abbracciarmi sentivo che quell'abbraccio serviva più a me che a loro.
Sono cresciuta questo mese, ho imparato il valore di una parola detta al momento giusto, di una carezza data al momento giusto, di un piatto di riso mangiato tutti insieme, di un "buenos días" detto col sorriso.
Mi mancherà ogni faccina furbetta, mi mancheranno le risate e i pianti, mi mancheranno i loro balletti che sono impressi nella mia testa e che ogni tanto faccio da sola in camera mia, che sembra così vuota e silenziosa adesso.
Un ringraziamento è dovuto ovviamente a tutti gli operatori del CAEF e a tutti i volontari italiani (los Italianos) che mi hanno supportata in questa avventura, senza di loro non avrei potuto vivere questa esperienza a pieno.
Le parole, in questi casi non bastano mai, ma c'è una parola che racchiude il mio mese di Agosto, che racchiude l'affetto, che racchiude le difficoltà, che racchiude il divertimento, che racchiude i pianti di nascosto, che racchiude le risate... Questa parola è AMORE.
Francesca