Domenico Peroni

Campo di volontariato al CAEF


Erano trascorsi 3 anni da quando avevo deciso di partire per il Perù, per conoscere e dare il mio piccolo contributo al CAEF, la mia amica Titti me ne aveva parlato spesso: l’idea di poter conoscere e far sorridere quei bimbi che non conoscevo e che vivevano in una realtà completamente diversa dalla mia, mi attraeva molto.

Invece arrivò il Covid e tutto cambiò.

Quest’anno sono riuscito a partire, ne ero felice. Dopo il lungo viaggio, l’impatto con Lima è stato molto forte. Mi sembra di non aver visto un’unica città, ma tante città una di fianco all’altra, in alcuni casi una dentro l’altra. Dal quartiere “bene” di Miraflores alla povertà, in alcuni casi estrema, di quartieri periferici. E’ stato il mio ingresso in Perù e già dai primi giorni abbiamo fatto esperienza di persone che combattono e dedicano la loro vita per il sostegno di chi è in difficoltà.

Poi Trujillo, il CAEF. Un altro lungo viaggio, stavolta in pullman, per raggiungere un luogo di speranza, dove per chi è credente, si può riconoscere la mano di Dio, per chi non lo è, si vede e si sente un luogo di amore. 

Il CAEF è un luogo di incontro. Quando si entra per la prima volta si sente accoglienza e si vedono sorrisi, l’una e gli altri donati dagli operatori e dai bimbi, da subito. Si incontrano, sguardi, sorrisi, gioia, sofferenza, pianto, fatica. Ogni giorno incontri questi bimbi perché ogni giorno loro vengono verso di te e ti abbracciano. Qualunque sia il motivo dell’abbraccio è un abbraccio naturale mai forzato. Conoscendo questi bimbi ognuno è “costretto” ad incontrare sé stesso, a riscoprirsi e a mettersi in gioco.

Il CAEF è un luogo di protezione. Judith, Mary e tutti gli educatori e gli operatori si adoperano affinché ognuno di questi piccoli abbia la possibilità di uscire da una vita ingiusta senza dover fare i conti con violenza o sofferenza da soli, con una nuova consapevolezza di non essere soli.

Il CAEF è un luogo di speranza. La struttura si trova nella periferia della città, in un luogo di per sé difficile, eppure è un segno forte che si possono cambiare le cose in meglio, che questi bimbi possono avere un futuro, che noi tutti possiamo fare qualcosa per cambiare il mondo, che il sorriso anche di uno solo di questi bimbi ti apre il cuore, che vale la pena condividere l’amore donato e ricevuto.

Il CAEF è un luogo d’amore. Solo chi ama tanto può avere la forza di creare una struttura del genere: Judith, Mary e la Compagnia del Perù la portano avanti da più di 20 anni nonostante le tante difficoltà, solo chi ama tanto può realizzare un’opera così meravigliosa.

Il CAEF è un luogo di miracoli. La parola “miracolo” si può prestare a diverse interpretazioni, che si creda in qualche Dio o no: qualunque interpretazione va bene! Il mese trascorso al CAEF non è stato né facile, né riposante. Ma cambia la vita, in meglio perché aiuta a risintonizzarsi con ciò di più profondo si ha. Questo è un luogo dove si fanno i conti con sé stessi e ci si riscopre capaci di amare e degni di essere amati: credo fermamente che questi siano i miracoli più belli e importanti che possano accadere.

Ero partito con l’idea di mettermi a servizio per fare quello che potevo per dare una mano: sono tornato immensamente più ricco, sono i bimbi che hanno aiutato me.

Sono fiero e felice di aver fatto questa esperienza, ora desidero farla fruttificare: non voglio che sia finito tutto il 23 di agosto 2023.


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