Nelle storie dei niños del Caef

di Maria Teresa Triscari, psicoterapeuta e volontaria CdP

E se l’aiuto, quello vero l’avessi ricevuto dai bimbi?

Cinque anni fa è iniziata la mia avventura in CAEF e… ho ritrovato me stessa!

Mi sono ritrovata andando in Perù, a Trujllo, in una sperduta casetta nella Campiña peruviana dove ho conosciuto Judith ed il suo team ed è stato subito folgorazione.

Non so cosa sia successo, ma, pur non volendo far retorica, ho ricevuto, più che dato. Sono stata coinvolta nelle riunioni di equipe quasi quotidianamente, riunioni talvolta estenuanti per me che non parlavo una parola di spagnolo. La più lunga ed indimenticabile è durata quasi nove ore.

In quei meeting mi sono stati presentati le storie dei niños, tutte storie di abbandono, violenza intrafamiliare e rifiuti, se non di prostituzione infantile. Alcuni bimbi presentavano disturbi borderline, ma tutti, in modalità più o meno grave, presentavano DPTS (disturbi post traumatici da stress).

Mi ha molto aiutata la mia formazione, cognitivo comportamentale ed in particolare in EMDR (Eye Movement Sensesitations and Reprocessing) per entrare in fondo tra i traumi dei bambini ed aiutare i responsabili a comprendere clinicamente i sintomi e soprattutto come fare per intervenire praticamente.

Marianna (nome inventato) aveva per esempio alle spalle una storia di abuso perpetrato per anni da parte del compagno della madre e lei, bambina, è rimasta incinta a soli 12 anni. Si è ritrovata a casa de Tuty con un bimbo, bellissimo, ma portando con sè segni evidenti di traumi fisici e psichici. Non rideva mai, aveva una rigidità al volto che non le consentiva mai di ridere, al massimo di sorridere, mostrando però solo una smorfia. L’analisi dell’EEG da parte di un medico di Palermo contattato via WhatsApp, ha confermato la presenza di disturbo epilettico con assenze, fortunatamente di lieve entità, probabilmente determinato dalle percosse subite dal patrigno.

In più Marianna, allattando il proprio figlio al seno, aveva rinunciato a frequentare la scuola e soprattutto a giocare con gli altri bambini della casa mentre si prendeva cura del figlio, ma manifestava un distacco emotivo quasi glaciale. Appariva demotivata a depressa. Un gesto estremo, la minaccia di farla finita, ha attenzionato l’equipe che si è subito attivata per comprendere cosa le stesse succedendo. Il personale, supervisionato, ha supportato più intensamente Marianna che ha continuato ad occuparsi del bimbo avendo il tempo però di ritornare a fare ciò che è più naturale alla sua età, giocare, ridere, stare con gli altri coetanei della struttura in spensieratezza.

Ciò che verosimilmente sarebbe apparso più naturale in Europa, cioè che continuasse a fare ciò che è più consono alla sua età, in Perù, a causa della povertà, non appare tale, essendo prioritaria la sopravvivenza. Immaginare un allattamento artificiale risulta impossibile anche per una bimba di 12 anni, perché troppo costoso, e dunque solo grazie alla collaborazione del personale, educatori in primis che hanno compreso la necessità impellente di Marianna, si è riusciti nuovamente a strappare il sorriso alla piccola, ma ahimè già grande, Marianna e nel contempo a consentire a suo figlio di vivere più serenamente. Marianna ha smesso di sentirsi in colpa tutte le volte che giocava e non badava a suo figlio, ed è riuscita ad essere più presente emotivamente quando si prendeva cura del piccolo.

Non mi è stato possibile svolgere un lavoro psicoterapeutico, troppo breve il mio soggiorno di un mese per ipotizzare ciò considerando anche la difficoltà con la lingua spagnola e calandomi in una realtà culturale assai diversa da quella nostra, ma credo che il lavoro di supervisione abbia contribuito, almeno lo spero, a migliorare la stato psichico dei bimbi e di supportare gli operatori.

Potrei descrivere altre situazioni seguite, ed interventi effettuati, ma ritengo che al di là di tutto, il contributo da me professionalmente dato presso la casa de Tuty, ripeto, sia stato marginale rispetto alla carica di amore e dolcezza che ho ricevuto, in una terra dove la durezza del vivere quotidiano fa da contrasto alla dolcezza dei sorrisi dei niños e alla gioia e voglia di vivere, nonostante tutto

Grazie Judith, grazie niños della casa de Tuty, grazie alla CdP


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