Il 7 dicembre l'ormai ex presidente peruviano Pedro Castillo ha tentato un colpo di stato: il Congresso (ovvero il Parlamento peruviano) avrebbe dovuto votare la richiesta del suo impeachement.
Il colpo di stato, tuttavia, non è andato a buon fine: Castillo non ha ottenuto il supporto delle forze armate e per questo, nel giro di poche ore, è stato destituito e arrestato. Per lui è stata ordinata la detenzione preventiva di 18 mesi.
Automaticamente è subentrata al suo posto la Vice Presidente Dina Boluarte. Gli elettori di Castillo, che si trovano principalmente nel Sud del paese e nella sierra, la fascia andina, hanno visto questa rapida sostituzione come un enorme tradimento.
Per questo sono scoppiate proteste in tutto il paese: chiedono le dimissioni della nuova Presidente, elezioni immediate e la scarcerazione di Pedro Castillo.
In alcuni casi le manifestazioni sono diventate violente, portando a scontri con le forze dell'ordine. Finora le vittime accertate sono 17, e tra esse si contano 2 minori.
"Domenica - riporta Agensir - un gruppo di manifestanti ha occupato l’aeroporto di Andahuaylas, nella regione andina meridionale dell’Apurímac, e negli scontri con le forze dell’ordine sono morte due persone. Il 12 dicembre la protesta si è allargata con blocchi stradali in tutto il Paese."
Da un lato le proteste sono state represse, dall'altra i manifestanti hanno risposto: tra questi giovanissimi e minori sono mandati in prima fila.
I disordini maggiori sono stati registrati ad Arequipa, seconda città del Perù, dove è stato occupato l'aeroporto, a Lima, la capitale, e a Cajamarca, regione di origine di Castillo.
Maria José, coordinatrice del Caef, ci ha confermato che la città di Trujillo non è attraversata da simili scontri, ma è impossibile uscirne, poiché tutti i mezzi di trasporto sono bloccati.
Le proteste, i blocchi stradali, gli attacchi alle infrastrutture pubbliche e private hanno di fatto preso in ostaggio il paese, paralizzandolo.