Il Covid -19 sta invadendo il globo e colpendo duramente tutte le popolazioni. Il Perù è il secondo paese più colpito dell'America Latina (dopo il Brasile), con più di 100.000 casi confermati (e più di 3000 morti al 20 maggio).
Tanto il Perù come gli altri paesi, hanno implementato misure estreme, ma necessarie, per prevenire i contagi. Purtroppo queste misure hanno paralizzato l’economia globale, in modo più forte in Perù, che ha attivato preventivamente lo stato di emergenza.
Il Covid-19 sta colpendo duramente l’occupazione, specialmente delle popolazioni più vulnerabili e con impieghi informali. Si calcola una perdita di circa 3.5 milioni di posti lavoro. Se a questo numero sommiamo i 700.000 disoccupati che esistevano già prima della crisi, il Perù finirà il 2020 con circa 4.2 milioni di disoccupati.
La percentuale di lavoro informale salirà all’82%, livello nel quale si trovava il paese 10 anni fa. Di seguito la percentuale di lavoro informale nelle diverse regioni del Perù (arancione).
Come ha annunciato il presidente peruviano Martin Vizcarra qualche giorno fa, le conseguenze economiche di questa pandemia saranno simili a quelle che hanno colpito il paese nella Guerra del Pacifico (1879-1884), la guerra con il Chile, devastando l’economia e la popolazione.
Le comunità in cui lavora il CAEF, sono parte di questa “popolazione vulnerabile” e spesso ancora peggio, della popolazione invisibile, quella che non esiste per nessuno, per cui priva di diritti. Le misure di contenimento del virus hanno reso, ovviamente, impossibile il lavoro per la maggior parte di queste famiglie che adesso non hanno più nulla su cui contare. L’interruzione delle entrate sta avendo conseguenze devastanti per loro. Sono persone che hanno già redditi molto bassi, lavori instabili, non hanno risparmi e arrivati a questo punto non riescono neanche a provvedere al cibo da mettere in tavola.
“Quanto è triste affrontare una pandemia in un paese dove esistono già la povertà e la carestia. Abbiamo avuto tante persone, intere famiglie, venute a bussare alla nostra porta per chiedere qualcosa da mangiare, erano anni che non succedeva. Abbiamo condiviso tutto quello che avevamo, tenendo il minimo per noi. Abbiamo fatto il possibile perché la situazione è davvero desolante.
Noi qui nella casa conosciamo bene la situazione delle famiglie delle comunità in cui lavoriamo perché una persona della nostra equipe tiene contatti telefonici con loro. Una o due volte alla settimana, a turno, vengono qui e noi forniamo pane e alimenti basici. La verità è che in questo momento anche noi non possiamo fare di più, la maggior parte delle volte quello che riusciamo a dare è pane e cereali. Molto poco, ma per loro è vitale” (dall'intervista a Judith Villalobos, direttrice del CAEF, 17 maggio 2020. Per vedere l'intervista completa clicca qui).
Sostenere la Compagnia del Perù significa offrire alle famiglie del CAEF
la possibilità di affrontare questa grande emergenza.