Come intuirete dal titolo, vi voglio parlare di una giornata scandita da sorrisi e da pugni.
Sorrisi che ho ricevuto e pugni che ho preso.
Dopo un primo momento di riflessione col gruppo di volontari e la colazione, la giornata è iniziata con un momento di giochi con i bambini ospiti del CAEF: ruba bandiera, un due tre stella e così via. È stato un momento in cui mi sono sentita avvolta dall’entusiasmo dei bambini e dei volontari, dai loro sguardi e soprattutto dai loro sorrisi. Questa ondata di entusiasmo si ri-infrangeva su di noi ogni volta che qualcuno proponeva un nuovo gioco.
A fine mattinata sono arrivate Judith e Mari, le direttrici della casa. Era prevista una riunione con loro in cui pianificare per bene tutte le attività che porteremo avanti in questo mese, ma le cose - come spesso accade in Perù da quanto ho capito in questi pochi giorni qui - non sono andate esattamente così.
Nella prima parte della riunione Judith ha iniziato ad elencarci le problematiche specifiche della casa per le quali aveva bisogno dell’intervento di noi italiani e, così facendo, rapidamente è arrivata a parlare dei bambini più fragili e a descrivere alcune delle situazioni che li hanno costretti ad arrivare qui. Ecco. È qui che arrivano i pugni. Pugni fortissimi. Sembra una metafora, ma non lo è! Mentre sentivo Judith parlare ho fisicamente sentito dei pugni forti, dritti sulla bocca dello stomaco, ad ogni dettaglio raccapricciante di maltrattamenti, abusi e costrizioni, un nuovo pugno. Sembra impossibile pensare che bambini in grado di regalare dei sorrisi così belli e un entusiasmo così trascinante abbiano dovuto subire dei soprusi così inumani.
Ma questo mio intervento non vuole essere negativo né malinconico.
Nella seconda parte della giornata siamo entrati nel vivo delle attività, prima programmando tra noi volontari le attività da proporre ai bambini durante questa settimana e dopo iniziando a metterle in atto, ed è qui che sono tornati i sorrisi. Sorrisi dei miei “colleghi” volontari con i quali ho lavorato, in assoluta sinergia, per preparare le attività e i sorrisi con i quali i bambini hanno accolto, ancora una volta queste attività nuove per loro.
Sorrisi pieni, sinceri, che non curano i dolori causati dai pugni ma sono comunque un fortissimo analgesico.
Elisabetta (Cagliari)
Per alcuni di noi, oggi è iniziato il progetto Compartir. Per il Caef è cominciato circa un anno fa. Consiste nel fornire un aiuto concreto con la consegna di alimenti alle famiglie che vi aderiscono. Abbiamo visto mamme, nonne e bambine. Ci siamo presentate, scambiato poche parole timide. La prossima settimana le conosceremo meglio durante una riunione, alla quale seguiranno delle visite domiciliari per la valutazione delle condizioni di vita e l'adeguatezza dell'aiuto a loro fornito. Ma sarà anche un modo per farsi due chiacchiere, conoscersi, costruire reti e fornire indicazioni utili per un comportamento corretto da tenere con i bambini. Ad esempio oggi una mamma raccontava di come la figlia avesse ingerito delle sostanze tossiche. Con modi accoglienti e fermi la direttrice Judith le ha fatto notare che tali sostanze non dovrebbero essere alla portata dei bambini. In questo modo, oltre all'aiuto concreto vengono fornite anche indicazioni per tenere un comportamento genitoriale corretto in ottica di prevenzione.
Alessandra (Roma) e Antonino (Padova)