Dia 5

Dia 5 - Ci siamo, inizia il percorso insieme

Ci svegliamo per la prima volta al Caef, oggi non è la sveglia del nostro cellulare a farci alzare, ma vocine che ridono sforzandosi di parlare sottovoce. L’aria è già frizzante. Passano piano davanti alla nostra porta, un piccolo prova ad entrare da “los italianos” dalla finestrella. Apro gli occhi e sorrido sbadigliando. Questa tenera sveglia rende sicuramente più dolce la mancanza di sonno che ogni tanto si fa sentire, ma che è nulla in confronto alla voglia di iniziare questo nuovo percorso insieme. Ci siamo.

La casa è tranquilla, le bambine e i bambini più piccoli sono andati a scuola accompagnati da alcune delle volontarie. Subito dopo noi volontar* ci ritroviamo e iniziamo la nostra preghiera mattutina. “Chi ci separerà dall’amore” è il titolo di oggi. A posteriori penso non potesse essere più azzeccato di così.

Dopo la prima colazione condivisa e improvvisata iniziamo la formazione con Mary e Vanessa, che iniziano a farci una panoramica sul Caef, il contesto nel quale è inserito, l’approccio che viene utilizzato con le bambine e i bambini, quali sono gli obiettivi e la metodologia alla base di questo progetto e soprattutto sogno. Il motto di quest’anno è “rescatamos niños, inspiramos vidas”. Infondono speranza e determinazione e in poche parole ispirano e travolgono anche me. In queste ore ci hanno parlato dell’influenza della cultura di un paese che stiamo imparando a conoscere, dei cavilli legislativi e burocratici che possono esserci nel caso di “niños en desprotección”, dei vari livelli da tenere in considerazione per ogni presa di decisione, del programma dettagliato che sorregge tutto. Ma soprattutto sono riuscite a trasmetterci la passione e l’amore che è motore di ogni cosa che ci circonda. “Non siamo qui per salvare nessuno, sono le persone a scegliere. Le cicatrici non si tolgono, è invece importante sapere che ci sono, mantenerne il ricordo, può essere che a volte diano fastidio, ma l’importante è la consapevolezza del passato così che la cicatrice un giorno non farà più male, ma continuerà a renderci ciò che siamo”.

Ormai è mezzogiorno, facciamo giusto in tempo a finire l’incontro quando veniamo sommersi da abbracci, risate e baci delle bambine e dei bambini che sono tornati da scuola. Mi sconvolge la spontaneità con cui si creano fin da subito connessioni di ogni tipo, diverse, ma tutte generate da un amore incondizionato. Nel giro di due secondi ci ritroviamo tutti intenti a giocare mano nella mano. Si canta, si corre, si gioca a calcio, con i palloncini, con ogni cosa che si trova. Ridiamo, tanto. È tutto tanto: tanta gioia, tante voci, tanti sorrisi, tanto cibo, tante informazioni, tanto gioco, tante persone, tanta vita.

Ci beviamo un caffè per ricaricarci e proseguiamo con la seconda parte di formazione dove apprendiamo qualche nozione più pratica su come interagire e approcciarci alle bambine e ai bambini. Rimango colpita da come ogni percorso si costruisca e sia cucito su misura per ciascuno di loro in base al loro vissuto e al cambiamento che si desidera, ma sempre con in testa l’obiettivo principe “que regresan”. Siamo tutti dei piccoli puzzle, alcuni pezzi dobbiamo ancora scoprirli, rimangono invisibili, altri sono lì da sempre, altri escono con il tempo, alcuni angoli vengono smussati, ma la cosa bella è che c’è sempre spazio per aggiungere un pezzo e insieme creiamo un puzzle sempre più grande e meraviglioso

Provo a sgattaiolare in camera, ma non faccio in tempo a toccare il letto che sento “Dónde está Sara?” eccomi! Il pomeriggio poi trascorre velocemente tra compiti e giochi. Andiamo a prendere i più grandi a scuola e quando torniamo è il momento della messa. Siamo tutti attaccati l’uno all’altro in una piccola stanza, un po’ per terra, un po’ sui divani. Di certo uno spazio atipico per una celebrazione, ma forse è anche questo a creare ancora più unione e calore. Cantiamo e preghiamo insieme, un po’ in italiano, un po’ in spagnolo, ma la lingua non importa, l’amore ci circonda.

Sì, Amore (con la A maiuscola), questa è la parola del giorno. Ciò che ci ha travolto dal primo minuto in cui abbiamo messo piede nella casa de Tuty. “Cosa ci separa dall’amore” ci siamo chiesti. Giudizio, paura, sfiducia, indifferenza, rancore… stasera mi viene da dire “nulla”, tutte queste cose svaniscono appena entri qui dove non c’è spazio che ti separa dall’amore perché lo puoi vedere e toccare con mano. Lo vedi negli occhi dei bimbi, nella commozione di chi si ritrova con il suo “pastelito” dopo un anno, negli abbracci dati senza conoscerti, da un bicchiere rovesciato e dagli occhiali sporchi puliti con la propria maglia, dalla cura e attenzione per l’altro. Dalla voglia di scoprire, di sognare, dalla mano presa all’improvviso “vieni giochiamo insieme”.

Sono a letto, abbiamo dato la buonanotte a tutte/i, abbiamo lavato i piatti cantando e abbiamo condiviso tutte le emozioni di questa giornata che sembra durata una settimana. Sorridiamo, siamo pieni. Quante energie servono quando non si è abituati a ricevere così tanto amore tutto in una volta. A domani, pronte e pronti ad accogliere tutto.

Sara 07.08.2024 - Padova

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