Dia 4

Due sguardi

Giorno 1 agosto. Si parte per Trujillo. 

La sveglia è alle 7 e già i pensieri vanno alla sera, quando varcheremo la porta magica di casa. Ognuno di noi fa incetta di biscottini per il viaggio e mentre gli ultimi volontari scendono con le valige altri sono già sul mitico pulmino di Alfredo. 

Arriviamo alla stazione dei pullmann e ci prepariamo ad altre 10 ore di viaggio. Circa a metà viaggio l'autista si ferma in un posto sperduto in mezzo al deserto, dove ci rifocilliamo con un piatto di Lomo saltado o di Pollo fritto. Si riparte. L'ultima ora di viaggio sembra non passare mai, ma alla fine dalle luci e dalle case che iniziamo a vedere capiamo di essere arrivati a Trujillo. 


Le palpitazioni aumentano. Scesi dal bus vediamo finalmente Mary con la sua famiglia al completo e Carmen, che ci attendono. Carichiamo per l'ultima volta le valige sul bus che ci porterà al caef, ed eccoci qua. Scendo le scalette e varco la porta, e mi accoglie uno strano senso di nostalgia, scene di campi passati mi ritornano alla mente. Ricordi offuscati dal tempo ma sempre con una nota di gioia di sottofondo. Mary presenta l'equipe del Caef e mentre guardo le facce dei volontari che mettono piede per la prima volta in questo posto magico ci sediamo nel patio . Tachicardia.


Inizia la benvenida e uno dopo l'altro arrivano i bambini che ci offrono uno spettacolo indimenticabile ricostruendo scena per scena le storie più amate della Disney, come Biancaneve e Cenerentola. Bellissimo. Quando vedo D. Tutto concentrato a svolgere ciò che doveva fare non riesco a non ripensare a quando lo vidi per la prima volta , molti anni fa, e rivederlo ora cresciuto , quasi un ometto , mi ha invaso di un' emozione forte, bella, intensa, vera, unica. 


E mentre sento lacrime di gioia scendere piano piano dal mio viso scorgo anche i nuovi bambini che non vedo l'ora di conoscere e anche gli altri che ho visto crescere durante i campi passati. Una gioia così era tanto che non la sentivo e anche se sono stanco voglio gustarmi questo momento a pieno, un momento che attendevo da quando sono atterrato a lima. Ora che sono qui, a casa, più carico che mai non vedo l'ora di vederci all'opera. Dopo gli spettacoli la cena. 


È due anni che non torno ma mi sembra ieri l'ultima volta che mi sono seduto a pasteggiare con i bambini. Dopodiché i bimbi vanno a letto e anche noi, stanchi dal lungo viaggio, ci sistemiamo nelle stanze accoglienti che ci hanno preparato e dopo aver già intasato il primo bagno andiamo a letto. Inizia l'avventura. Inizia il campo. Sono esattamente dove voglio essere


Simone Biffi, quarta volta in Perù


Oggi è finalmente arrivato il giorno che aspetto da un anno… rivedrò la casita, le magiche mura che mi ha accolto per un mese lo scorso agosto, rubando inesorabilmente un pezzo del mio cuore. La mattinata è iniziata frenetica: tante cose a cui pensare, valigie da caricare, orari da rispettare, per rassicurarmi e non farmi sopraffare dall’emozione la mia mente si concentra sulle incombenze pratiche. E quindi via, carichiamo le valigie e partiamo, lasciandoci Lima alle spalle e attraversando un lungo deserto. 


Mentre sono sul pullman ricevo i messaggi degli altri volontari che sono rimasti a casa, anche loro sanno quanto questo momento sia unico e importante. “Goditi il ritorno al caef” mi scrive Titti e io sono elettrizzata e spero di poter catturare ogni istante, mentre una serie di altri pensieri mi affollano la testa: come saranno i bambini? Sì ricorderanno di me ? E A.L cosa farà quando mi vedrà? 


Pensavo di utilizzare questo tempo per riflettere su come mi sento, cosa provo nel tornare e rivedere i bambini, ma la mia attenzione viene catturata dai miei compagni di viaggio. Il viaggio in bus è diventato un occasione per conoscerci meglio, per parlare dei nostri vissuti, di come vediamo il mondo. Tra una chiacchiera e l’altra il viaggio si fa più piacevole e arriva il momento di entrare in casa. 


Alla stazione ci affrettiamo a prendere le valigie, scendo e corro da Mari. Corro come fanno i bambini che usciti da scuola vanno a salutare le mamme, lei mi saluta con entusiasmo e mi abbraccia fortissimo, un abbraccio lungo e avvolgente e finalmente mi sento a casa. Arriviamo al caef accolti da tutto lo staff che si presenta con orgoglio e entusiasmo. 


E poi arriva il momento più emozionante: lo spettacolo dei bambini. Quest’anno ci hanno preparato delle piccole recite. Li guardo e il cuore mi si riempie di gioia, piango tantissimo, mentre loro sgambettano nei loro vestitini colorati le lacrime mi bagnano il viso, non riesco a smettere. Li osservo, alcuni di loro sono cresciuti e cambiati: E. sembra un altro bambino, è spigliato e sorridente, non è più il bambino spaesato e taciturno che ho lasciato un anno fa, JP parla senza difficoltà e scandisce bene le parole, le ragazze diventano sempre più grandi e sembrano giovani donne. 


Finisco e vengo avvolta dall’abbraccio di AL, tutte le mie preoccupazioni si sciolgono con un semplice gesto. E poi ceniamo tutti insieme in questa gioiosa confusione che farà parte della mia vita per il prossimo mese. Mentre mangiamo mi chiedono dei volontari dell’anno scorso, di come stanno, cosa dicono e io divento ambasciatrice, anche dei loro saluti. 


Prima di andare a letto Claudia, una volontaria mi guarda e dice “c’è così tanta pace qui” e io non posso che essere più d’accordo, tornare vuol dire ritrovare quella serenità che mi ha rubato il cuore un anno fa, e che ancora adesso continua a farmi lo stesso effetto. Stanotte dormirò come un sasso sapendo che domani mi sveglierà uno dei miei rumori preferiti: il suono del loro vociare appena svegli.


Martina Cossu, seconda volta in Perù

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