Dia 3

La giornata di oggi è stata intensa, qui il tempo è sempre pieno, non ci si ferma un momento. Ci siamo svegliati molto presto per riuscire a fare colazione perché oggi avevamo un appuntamento speciale, con una persona molto puntuale, Maruja, una signora che da più di 50 anni dedica tutta se stessa ai bambini del quartiere “la tabla del conosur”, situato nella estrema periferia Est di Lima. 


Quindi dopo colazione, abbiamo preso il nostro autobus e siamo partiti, in una manciata di minuti il paesaggio ha cominciato a cambiare velocemente, gli alti grattacieli del centro erano spariti, mentre le basse casette di mattoni cominciavano a spuntare come funghi, sempre di più, sempre più appiccicate, l’asfalto della strada cede il posto a lastroni di cemento e tappeti di terra, tutti i colori passano dalla patina di grigio ad una marrone, e tutto quanto è sempre illuminato dallo stesso cielo bianco. 


Siamo arrivati nel quartiere e Maruja era lì che ci aspettava in strada, sorridente e ansiosa quanto noi di conoscerci. Ci ha accolto nella sua struttura, un giardino ricchissimo, un’oasi nel deserto dove insieme a alcuni volontari del posto fanno doposcuola per i bambini del quartiere, tantissimi bambini disabili che non vengono presi nelle scuole statali posso venire in questa struttura per imparare tantissime cose e sentirsi protetti. Ci hanno fatto vedere le varie aule e la biblioteca, la cosa sconcertante è che tutto funziona tramite donazioni, lo stato non da nessun aiuto e addirittura chiede molte tasse. 


Poi insieme a Maruja abbiamo fatto una passeggiata nel quartiere e ci siamo addentrati nella parte più povera, quello che si prova è difficile da spiegare con le parole, è più giusto il silenzio, io ho provato tanta tristezza e questo mi ha tolto la parola, camminavo in silenzio. Le casette erano fatte in mattoni che erano lasciati a vista senza intonaco ma erano anche senza infissi, con le tende alle finestre, molte altre invece erano in legno, ed erano coperte con pannelli di lamiera metallica non fissate, ma tenute con il peso di sassi, il vento le faceva muovere e nell’aria vibrava un suono che chiamerei arrancante. C’era un cementificio tra le colline e  per evitare che le baracche si avvicinassero troppo hanno alzato un alto muro con filo spinato. Da un lato il deserto e dall’altra le baracche, c’era poi tanta vita, tantissmi mototaxi che facevano su e giù tra le salite, e tanti bambini che trasportavano oggetti, alcuni cesti di foglie altri mobili rotti, alcuni invece giocavano a pallone e tutti quanti si fermavano a guardarci e ci facevano ciao con la mano.


Per pranzo siamo stati invitati da Maruja e abbiamo conosciuto Daniela, una signora che come noi ha fatto volontariato qui in perù, 50 anni fa, però lei ha scelto di non prendere il volo di ritorno e rimanere. Il cibo che ci hanno offerto era buonissimo, c’erano patate, riso, uova e vari piatti locali e per dolce un fantastico caffè con la moka. Mentre sorseggiavamo il caffè Daniela ci raccontava tante storie vissute delle bambine che poi sono diventate donne e tutte avevano sempre lo stesso problema, mariti cattivi e ubriachi che alzavano le mani, e nonostate questo rimanevano insieme, se finiva trovavano un altro marito. Per queste donne peruviane forse è importate lo status e farsi vedere sposati e con figli, per cultura, è meglio di studiare.


Dopo questa grande avventura ci siamo diretto verso il centro, io oggi ero incaricato come guida turistica, essendo studente di architettura avranno pensato che potevo essere l’ideale. Abbiamo cominciato il nostro giro da Plaza de Mayor, poi la cattedrale di San Giovanni, poi la porta più antica di Lima, una delle 5 porte del sistema difensivo che oggi non esiste più, infatti la porta è stata inglobata nella chiesa di Sant’Agostino. Abbiamo anche visto Casa Couret, l’esempio più interessante di art Nouveau qui in Perù, era la casa di un importate studio fotografico che ha documento dal 1800 fino ai giorni nostri la storia di Lima e di tutto il Perù. Pensavamo di trovare il museo, ma abbiamo trovato un negozio di profumi e cosmetici. Mentre camminavo poi abbiamo ammirato i famosi balconi lignei di lima, il motivo per cui oggi il centro della città è patrimonio dell’unesco, si chiamano miradores e nella storia hanno avuto diverse funzioni. Un poeta li ha chiamati “strade del cielo”. Il mio programma prevedeva anche di visitare le catacombe del convento di San Francesco, ma sfortunatamente erano chiuse. 

La giornata si è conclusa con un pisco tour e un bel sigaro in un locale del centro, tra risate e chiasso, un finale ben diverso dall’inizio della giornata a cui ripensavo spesso anche durante la serata

Francesco Marchetti, Roma, prima esperienza in Perù

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