Dia 18 e 19 - diversi momenti diamante

La mattina di sabato è iniziata presto. Un po' assonata sono scesa al piano sotto per un bel “caffè” e a metà delle scale ho incontrato F. che stava cercando di recuperare un pallone finito sul tetto. Siamo andati insieme alla ricerca di una scopa e dopo vari tentativi siamo riusciti a tirarla giù. Diciamo che questa ginnastica mattutina mi ha completamente svegliato. Dopo un momento di condivisione ci siamo preparati per le varie attività.

Alcuni si sono messi a disegnare con i ragazzi, altri hanno scrostato il muro mentre altri hanno seguito la charla che Padre Alessandro ha fatto ai bambini in preparazione al battesimo. I bambini erano tutti molto attenti alle parole e ai video che Alessandro ha scelto per spiegare loro l’importanza del battesimo e la bellezza di entrare a far parte della famiglia della Chiesa. Finito questo momento c’è stato l’incontro, sempre tenuto da padre Alessandro, con i padrini e le madrine. Eravamo tanti, c’eravamo noi italiani, Mary, Judith un’educatrice e alcune mamme e papà. Terminato l’incontro di corsa a preparare il pranzo. C’è stato un attimo di confusione perché non era chiaro il numero esatto delle persone che avrebbero mangiato. Infatti in mattinata sono arrivati al Caef gli ex ragazzi che avrebbero mangiato con noi.

                                                                Giovanna (Torino)


Mentre i bambini giocavano al campo a lado, il Caef si riempiva piano piano di volti conosciuti: A., J., J.M., R., D., L., T. sono arrivati nei loro nuovi panni, cresciuti, con gli occhi che esprimevano da una parte la gioia di ritrovarsi e dall’altra i segni di una vita faticosa incontrata fuori dalla casa che per anni li ha accuditi e protetti. Li osservo, li ascolto e mi emoziono fino a quando il mio cuore ha iniziato a battere all’impazzata.

Pranziamo insieme, scattiamo foto, ridiamo e in un attimo siamo catapultati ad anni fa, quando eravamo tutti insieme anche con gli altri volontari storici; partono le videochiamate che sanno di gioia, sorrisi dall’altra parte del mondo che rivelano un legame indissolubile.
Dopo alcune ore vanno via salutandoci in lunghi abbracci da cui non mi sarei mai staccata e ci promettiamo di rivederci prima di partire.

Titti (Cagliari)

 

Dopo pranzo, malgrado l’abbiocco che avevamo un po' tutti, ci siamo preparati per uscire. Alcuni sono andati a visitare la Huaca, un imponente complesso fatto di mattoni di adobe (impasto di argilla, sabbia e paglia essiccata) che si trova a pochi kilometri da casa. Salendo i gradini del complesso c’era una specie di mirador (punto panoramico) da cui si poteva vedere sia la città in lontananza che il cerro. Sembrava tutto avvolto in una nuvola di sabbia. Tre del gruppo sono invece andati a Torres di San Borjas.

                                                 Giovanna (Torino)

 

Il gruppo poi esce per andare alla Huaca mentre io (Titti), Bene e Simo scortati da A. ci dirigiamo verso Torres de San Borjas. Da anni ci chiediamo come sia diventata e siamo elettrizzati all’idea di rivedere i bambini che abbiamo lasciato, ormai diventati grandi. Parte la corsa alla farmacia per prendere i moto taxi e poi la salita verso la “escuela sabatina”, arriviamo e delle urla delle decine di bambini che ci corrono incontro nemmeno l’ombra. Sembra un villaggio fantasma. N. quasi irriconoscibile ci saluta a mala pena, quasi a volerci punire per esserci dimenticati di loro. Sua madre, che ci aveva preparato in passato un pranzo di ringraziamento, appare molto fredda. Molte cose sono cambiate: costruzioni accanto alla canchita, un vivaio davanti al mare. Intravediamo finalmente un volto conosciuto che ci sorride: L. e suo fratello M. dopo un poco di imbarazzo dovuto agli anni di assenza, finalmente si lasciano andare e ci accompagnano di casa in casa a raccogliere più ragazzi possibili, esattamente come ci capitava di fare durante le attività. Arriviamo a casa di V., bussiamo e lei esce e come ci vede, come se avesse davanti dei fantasmi, rimane per qualche secondo impietrita per poi corrermi incontro, abbracciarmi e scoppiare in un pianto liberatorio. Ecco, in quel momento ero di nuovo nella mia Torres, un luogo dove l’amore si esprime nei gesti e dove Dio per me è presente in una maniera che sembra impossibile. Continuiamo la nostra passeggiata, con molta attenzione perché ormai siamo in un luogo pericoloso e le stesse ragazze mi dicono di stare attenta. Vedo Simo entrare alla escuela sabatina ma io non ci riesco, noto che non ha più la porta, che non ci sono più i banchi e che è un luogo abbandonato. Non ho il coraggio di seguirlo, come se non volessi accettare ciò che vedo.

Comincia a calar il sole, decidiamo di andare via e così saliamo sul moto taxi; abbracci intensi e poi una volta su mi giro e vedo tutti quei ragazzi che continuano a seguirci con lo sguardo da una parte triste per la separazione ma dall’altra commosso per non essere stati dimenticati da chi per anni gli ha promesso di amarli.

Titti (Cagliari)

 

Alle 19 ci siamo trovati tutti a casa pronti per andare a mangiare a Trujillo. Purtroppo nel posto dove pensavamo di mangiare bisognava aspettare 2 ore e quindi ci siamo dovuti dividere per ritrovarci di nuovo tutti insieme in un locale molto folcloristico che ci ha accolti con statue gigantesche di due giocatori di calcio ammetto, a me sconosciuti. Dopo una serata di risate e balli siamo tornati a casa.

La mattina di domenica avevo un piano ben preciso, ovvero: sveglia alle 7, tanto i bambini ci svegliano, caffè e pronta per partire per Otuzco, una cittadina a 2500 metri di altezza.

Questa mattina invece i bambini sono stati silenziosissimi e il mio piano è saltato. Per fortuna è venuta a bussare Francesca alle 7.45. Il gruppetto di 14 di noi si è lentamente mosso per Ovalo Grau (non sono sicura che si scriva così) per prendere un combi per andare a Otuzco. Il paesaggio nelle due ore di bus è passato dal conosciuto sabbia sabbia sabbia a montagne verdi con colori completamente diversi. Scesi dal bus ci siamo fatti un bel giro nella città.

 

Ci siamo immersi nel mercato cittadino. Enorme, colorato, variegato. Nei vari giri Francesca mi ha fatto conoscere la signora Andrea, una vecchietta che vende vasellame di terracotta lungo la strada. Non ho resistito e mi sono comprata una coppetta che non so bene dove sistemerò a casa. Dopo un bel pranzetto nel posto che pare faccia il miglior jamon della città siamo tornati a casa. Al ritorno abbiamo ritrovato gli altri che erano andati a fare una passeggiata sul cerro.

Giovanna (Torino)

È domenica mattina, sono usciti quasi tutti per una bella gita nelle Ande. Nino propone di andare sul monte che sale dietro la Huaca del Sol, a pochi minuti di combi dal CAEF. Se ne discute davanti a un caffè e Alessandro si aggrega alla spedizione entusiasta, da sempre voleva salirci ma era proibito, o così si pensava. E invece, iniziamo a salire, prima sulla sabbia, poi sulle rocce. Una bella arrampicata sotto al sole e al vento, mentre passo dopo passo si apriva il panorama delle cittadine e dell'oceano. Una roccia divertente da salire, una buona compagnia, e si arriva in cima. Ci si ferma brevemente per osservare il panorama e poi si inizia la discesa per raggiungere gli altri a pranzo. Ci lanciamo giù dalla montagnetta scivolando sulla sabbia, pattinando, correndo, ridendo come bambini. Una mattinata davvero stupenda, una piccola spedizione che ci ha resi felici.

Alessandra (Roma)

 

Entrando in casa i bambini ci sono corsi incontro tempestandoci di domande: dove siete stati? Cosa avete fatto? ci siete a cena etch…. Andando verso la stanza ho visto Titti che faceva la manicure alle ragazze più grandi.

Alle 19 c’è poi stata la messa insieme ai bambini più grandi. Durante la messa con i ragazzi ci sono sempre due momenti, per me molto belli. Il primo è il momento delle intenzioni e secondo quello della pace. Nel primo i ragazzi quasi sottovoce raccontano un po' le loro speranze e nel momento della pace ci si alza tutti e ci si abbraccia forte forte. Subito dopo c’è stata la condivisione dove ognuno di noi ha raccontato quale è stato il momento diamante della sua giornata. E per ultimo ci siamo fatti una bella spaghettata 😊

​​​​​​​​​​​Giovanna (Torino)


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