Francesco Zucchi

Amore a prima vista


Il primo giorno al Caef non è stato sicuramente dei piu facili, ma i successivi si sono rivelati, se possibile,  ancora piu difficile da digerire. Immerso in un nuovo mare di emozioni mi sentivo come affogare, come se ogni storia di cui venivo a conoscenza rappresentasse un sorso d’acqua salata che mi trascinasse sempre piu a fondo in un oceano di rassegnazione e pensieri negativi. 

L’affetto continuo dimostratomi in ogni interazione coi ragazzi del Caef non riusciva comunque a farmi vedere i loro visi, ogni volta che li fissavo e che parlavo con loro non vedevo delle persone, ma delle storie angoscianti che mi lasciavano un vuoto dentro, riempito solamente da un profondo senso di colpa per essere nato dalla parte del mondo dove le cose funzionano un po’ meglio. 

Durante questo periodo governato da emozioni buie ed ostili, ho iniziato col tempo a scorgere una luce. Inizialmente non me ne accorgevo del tutto ma mi sentivo semplicemente osservato, due occhi teneri come il burro mi fissavano ovunque andassi. Qualsiasi cosa io stessi facendo all’interno della casa, ogniqualvolta incrociavo quello sguardo non potevo fare a meno di perdermici dentro e di sentire un calore primordiale invadere il mio cuore. 

Adesso chiunque abbia condiviso questa avventura al Caef con me e che si troverà a leggere queste righe potrebbe pensare, e non completamente a torto, che io mi stia riferendo ad una volontaria in particolare. Mi prendo invece il privilegio di stupire qualcuno identificando in B. la bambina che mi ha messo ko senza neanche rivolgermi la parola. I nostri scambi di sguardi erano dei veri e propri baratti di emozioni. Non saprei spiegare il perché, certe volte accade e basta, quella situazione in cui gli occhi di qualcuno non si limitano solo a guardarci, ma ci attirano, ci accolgono al loro interno, ci confondono e ci catapultano in nuovo mondo. 

Ecco, questo è ciò che mi è successo, questo è il colpo segreto, la mossa finale, l’imprevedibile fatality che ha fatto letteralmente saltare il banco della mia imperturbabilità. 

Questa connessione fortissima ed inspiegabile si è poi tramutata nel corso dei giorni in una consapevolezza di affetto e di amicizia senza limiti ne secondi fini. Una relazione di luce e di ombra che andava oltre le parole e che giorno per giorno ci raccontava qualcosa l’uno dell’altro senza aver bisogno alcuno di parlare. Ovviamente nel corso del mio soggiorno al Caef le nostre interazioni non si sono limitate a dei semplici sguardi, col passare del tempo il guscio di questa bambina così delicata e forte nello stesso tempo si è ammorbidito, crepato ed infine frantumato. Accompagnandola a scuola, giocandoci insieme ed insegnandole a nuotare ho scoperto una nuova frontiera della felicità e della soddisfazione personale. 

Conoscendo la sua storia ed essendo consapevole dei suoi limiti emotivi il vederla sciogliersi pian piano, iniziare ad abbracciarmi in maniera sempre più convinta e naturale ed infine avvertire il suo totale abbandonarsi alla fiducia nei miei confronti è una delle emozioni più pure e profonde che io abbia mai provato. 

Il tempo che ho dedicato ad interpretare i suoi occhi, a conoscerla ed a fondere i nostri mondi rappresenta una delle opportunità migliori che ho avuto nella mia vita. Spero che a tutti coloro che decidano di affrontare un’esperienza simile a questa possano trovare delle gioie e dei momenti di calore e serenità intensi come quelli che io e lei ci siamo saputi donare a vicenda. 

Tornare a casa è stato difficile, egoisticamente avevo paura che lei si dimenticasse del suo fratellone maggiore ma fortunatamente non è stato così. Tramite Mari mi è giunta la notizia che anche lei come me non vedeva l’ora di chiamarmi, di sentire come stessi e di dimostrarmi ancora una volta a modo suo tutto l’affetto che prova per me. 

Quando abbiamo fatto la prima videochiamata non stavo nella pelle, ero emozionato come se il bambino fossi stato io e non lei. Ho deciso di prendermi cura di questo angelo, non solo con un’adozione a distanza ma intendo essere per lei uno di quei punti di riferimento che la vita ingiustamente le ha negato. Vorrei essere partecipe delle sue conquiste personali ed assicurarmi che possa crescere e raggiungere i suoi sogni avendo le stesse possibilità che tanti altri bambini fortunati come me hanno avuto nel corso della loro vita. Spero un giorno che lei possa diventare la stessa “doctora B.” del disegno che mi ha regalato e che possa curare i suoi pazienti usando la stessa dolcezza con la quale ha trattato il mio cuore.

Non vedo l’ora di poterla rivedere e abbracciare presto, ma per adesso mi accontento di una webcam e tanto, tantissimo affetto.

Francesco



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