Dia 9 -Una dolce speranza

Oggi è il terzo giorno di attività con los niños, io seguo il gruppo dei piccolini, che vanno dai 2 ai 7 anni e strutturare delle attività che coinvolgano tutti contemporaneamente non è per niente facile. I primi giorni ci sono stati momenti di grande sconforto alternati a momenti di speranza e forte motivazione. Catapultarsi nel quotidiano di questi bambini, in 20, 24 ore su 24, ha sicuramente scatenato in loro e anche in noi tante emozioni e tanta, troppa adrenalina. Cadono, si scontrano, si azzuffano, si fanno male ma non cade quasi mai una lacrima. Ridono anche quando in realtà sentono dolore. Oggi la mattinata con il gruppo de los pequeños è iniziata in maniera dulce: abbiamo deciso di fare educazione alimentare con loro e una delle attività proposte da noi profesores consisteva nel preparare il salame al cioccolato. Tante galletas da sbriciolare, il cacao e burro da amalgamare e infine il tutto da insaccare e mettere bel freezer. Nel mentre ovviamente Y. si è fatta la pipi addosso, R. si è fatto male a un dente e noi abbiamo sbagliato le quantità degli ingredienti, ma nonostante ciò tutti erano felicemente coinvolti, lavorando come una grande squadra.

Tornati in aula abbiamo continuato l’attività coni numeri: F. ha una memoria incredibile e ha guidato i più piccoli a mettere in ordine crescente i numeri dall’uno al venti per poi giocare a memory. A un certo punto guardando i bambini lavorare in maniera coesa, seguendo le regole, mi sono resa conto di come la classe stava prendendo forma, che passo dopo passo stiamo riuscendo a creare qualcosa di costruttivo ed efficace per loro. Ho guardato Marzia e con grande sollievo ci siamo date un forte abbraccio.

Dopo pranzo le ragazze più grandi della casa hanno organizzato dei giochi per noi volontari: sfide tra maschi e femmine e tra volontari italiani ed educatori peruviani. La casa si è riempita di gente che ballava, correva, esultava, un’ondata di gioia e spensieratezza ha avvolto la Casa de Tuty.

Di sera ho dedicato del tempo a me stessa per riposare un po', riflettere, scrivere e iniziare a metabolizzare le mille sensazioni ed emozioni che sto vivendo da quando sono qui: gli incontri preziosi con donne che, con coraggio da vendere, hanno deciso di dedicare la loro vita a bambini e adolescenti che hanno affrontato e continuano affrontare quotidianamente problemi che non avevano chiesto di avere; i due giorni a Lima in cui abbiamo visto realtà diverse, i mille paesaggi differenti che mi sono trovata davanti lungo il tragitto per Trujillo e infine l’arrivo a La Casa de Tuty; le presentazioni con i bambini, i primi scambi di parole e di affetto, le continue dolci richieste per giocare o averci vicino nel tavolo, il nostro nome che esce ogni minuto dalla loro bocca per richiamare la nostra attenzione e per avere un abbraccio o un bacio volante, i giochi e i compiti insieme, le risate, i sorrisi e le condivisioni. Ma soprattutto ciò che ho impresso sono gli occhi grandi di questi bambini che nascondono storie inimmaginabili e che trasmettono un immenso bisogno di affetto.

Vado a letto consapevole di come ogni secondo passato qui dentro sia per me un dono prezioso di cui dovrò farne tesoro sempre.

Marta (Cagliari)

 

Quest’anno con “los grandes” stiamo affrontando il tema delle emozioni.

Non è facile parlare di ciò che si prova ma nonostante tutto trovo in questi ragazzi un coraggio che spesso mi lascia senza parole. Oggi in particolare, sempre partendo dal film “inside out” che abbiamo visto ieri, abbiamo centrato il discorso sui ricordi; abbiamo disegnato e descritto un ricordo che esprimesse una delle cinque emozioni principali e poi ognuno di loro ha condiviso questo ricordo con gli altri. Quando ho visto la loro difficoltà nel verbalizzare questi ricordi, ho pensato fosse giusto che anche noi ci mettessimo in gioco e così ho proposto di dedicare uno spazio in cui fossi io a condividere uno dei miei ricordi più difficile della mia vita. Così ho creato un cerchio intimo il più possibile con gli sgabelli, me li sono messi tutti intorno e ho iniziato a parlare di mia madre, di come si è ammalata e di come abbiamo vissuto insieme 11 anni di dolore immenso con questa malattia. Sono passata dal raccontare la rabbia provata, alla paura e alla tristezza per giungere poi alla mia vita ora: una vita felice, ricca di persone speciali vicino, ricca di affetto e di amore. Ho raccontato loro i momenti difficili ma anche quelli importanti per poi spiegare come proprio loro mi abbiano spinto a trasformare il dolore in amore. Parlavo e li osservavo contemporaneamente; volti attenti, sguardo basso che esprimeva l’emergere di ricordi simili al mio. Ho visto mani intrecciarsi, sostegno ed empatia, ho sentito lo sguardo di Y. su di me che mi penetrava l’anima. Ho pianto (ovviamente) ma mi son sentita libera e felice di aver condiviso una parte così importante con loro. Da quel momento il rapporto con loro è cambiato e li ho sentiti ancora più vicini se possibile.

Vorrei raccontarvi anche di come la giornata sia cambiata totalmente di registro, catapultandovi nel sedile dell’auto di una vicedirettrice dell’Università Cattolica di Trujillo, una perfetta sconosciuta, però questa è un’altra storia…

Titti (Cagliari)

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