Dia 10 - La pratica (l’esperienza diretta) vale più della grammatica (la conoscenza indiretta): primo incontro al CAEF

Dopo una lunga notte di viaggio, durata circa 12 ore a causa del fuso orario, arriviamo, con Giovanna, che è ancora buio a Lima. Una settimana dopo il gruppo….Siamo in Perù! Di corsa verso il terminal dei bus di una compagnia il cui nome evoca libri letti in gioventù, avventure, pirati….. Nel tardo pomeriggio saliamo sul bus per un’altra lunga galoppata verso l’oggetto del nostro viaggio. Arriviamo a Trujilio che sta albeggiando. Un cielo con una cappa grigia di umidità, serve a rendere i colori più tenui. Il paesaggio cittadino, il traffico di auto e minibus, un poco caotico, mi ricordano altri paesi lontani, ma le insegne dei negozi sono chiaramente diverse: abbiamo la bodega, il centro comercial….. Una strada polverosa, ci porta verso il nostro punto di arrivo finale: colori leggeri delle case, edifici non completamente finiti, per permettere di aggiungerne un piano, magari per la famiglia di uno o più figli. Un modo di mantenere vicina la famiglia. Arriviamo e, per me che è la prima volta, mi sembra comunque di riconoscere tutto: frutto di una frequentazione con chi ci è stato tanto volte (per Giovanna è il quinto campo). Aprono la porta della Casa de Tuty ed è un’esplosione di voci festanti, colori vivaci, movimenti veloci, ma delicati: i bambini del CAEF. Ci attorniano, vogliono sapere come ci chiamiamo. Alcuni stanno in disparte, ci osservano: chi sono questi nuovi arrivati? Questi nuovi “Italianos”?

Non facciamo in tempo ad entrare e riporre i bagagli pieni di medicinali e qualche donazione di vestiario, che siamo inglobati nelle attività del campo. Frenetiche, rese tali dalla voglia dei bimbi di sfruttare ogni momento in cui noi siamo a disposizione per stare con noi, per avere un contatto fisico, e provare magari qualche emozione, ridendo del fatto che ci si capisce a gesti. La “palabra” non è importante durante questo primo impatto. La fisicità e la pelle giocano assieme a noi, con noi, in noi. Poi ritorna un poco di quiete: iniziano le attività dei gruppi con i bambini. Io sono assegnato ai “mediani”, dai 7 ai 12 anni. Si “gioca” con i numeri, associandoli alla loro notazione scritta; la sequenza alla lunghezza del muro, in un gioco che insegna. Arriva l’ora del pranzo. Con allegro disordine i bimbi vanno diligentemente a lavarsi le mani e poi a tavola, pronti a divorare un bellissimo piatto unico con un pollo “al curry” (così sembra dal colore, ma poi mangiandolo si capisce che la salsa è fatta di altro), riso e qualche verdura. Un breve tempo per conoscere meglio chi si siede accanto a me: A. ed E., 5 e 7 anni rispettivamente. Argento vivo A.. Un futuro Rocky Balboa E.. Si ride facendoci le boccacce…ritorno bambino oppure genitore di un bimbo portato all’asilo ed a scuola, quando le maestre mi chiedevano di rimanere….

Giochi di gruppo dopo pranzo: il lancio della ciabatta con il piede per farla arrivare su un tavolo ad un paio di metri di distanza. Sembra facile! Provateci! Poi far arrivare un biscotto posto sulla fronte fino in bocca, solo con i movimenti dei muscoli facciali: smorfie a perdifiato! E sempre il tifo attorno a noi: “Italia, Italia””, “Perù, Perù”, “Forza Lilly”, “Francesco, Francesco”! Nulla da invidiare a quello del San Paolo o al Barnabeu!

Altra sessione di attività, forse più leggere, sempre piene di vita. Cambio un rubinetto che perdeva acqua in continuazione: uno  spreco che non tollero in un paese tra i più aridi del Centro America, ma che anche in Italia mi irrita. Mitigazione del cambiamento climatico e crisi idriche fanno parte del mio lavoro. Poi la cena. Nonostante i volontari turnano tra i vari tavoli, mi siedo allo stesso posto del pranzo: Argento Vivo a fianco e Rockyno di fronte. Giochetti sotto il tavolo che mi ritornano in mente. I bambini di tutto il mondo fanno gli stessi giochi, ridono delle stesse stupidaggini…

Briefing serale: cioè la condivisione. Luci e Ombre della giornata vissuta. Non ho vissuto Ombre: 110% del programma previsto. Non mi succede spesso. Crollo a letto dopo 3 giorni di solo 3-4 ore di sonno, causa dell’attività febbrile prima della partenza, del cambio di fuso, della “comodità” del viaggio in aereo e bus…. Ma oggi l’energia è tornata. Rituffiamoci tra i 24 bimbi per averne ancora di più!

Eligio (Torino)


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