Oggi é blu
Oggi mi sono svegliata alle sei del mattino. Sentivo le vocine dei bambini che si preparavano, i passi che correvano, la giornata che iniziava.
Dovevo accompagnare i bimbi a scuola.
Io ed altri tre volontari siamo usciti dalla casa con loro tenuti per mano, abbiamo camminato per i marciapiedi.
Siamo arrivati, li abbiamo lasciati entrare e loro sono corsi dentro, in un attimo.
A casa abbiamo iniziato a disegnare per terra, per creare giochi nel Patio della casa. Abbiamo riempito il pavimento di disegni, scacchiere, quadrati, cerchi, giochi. A fine mattina era tutto pieno di schizzi.
I bambini passavano sopra i disegni, li cancellavano, correvano velocissimi e bisognava ripassare tutto.
Domani continueremo a colorare.
Nel pomeriggio, durante l’ultima ora di attività sono andata nel campo al lato, per aiutare al laboratorio sportivo.
Dovevamo insegnare pugilato alle ragazze. Destro, sinistro, gancio.
Abbiamo fatto un’ora di lezione e le ragazze ci guardavano con degli occhi nuovi.
Con occhi pieni di riscatto.
Ruotavano con il busto. “Tenete le mani alte”, dicevamo. E le tenevano. “Gomiti stretti come un pollo” (non pensavo che avrei mai detto una cosa del genere a qualcuno), guarda sempre avanti. Tieni le mani alte, ruota. La forza non sta nelle braccia, sta nella rotazione. Mas rotazione, mas fuerza.
Non so parlare bene lo spagnolo, però mi capivano perfettamente. Abbiamo insegnato la difesa. Difendersi sempre, continuamente. Non colpire, tenere la guardia alta. Ma secondo me lo sapevano già.
Dal campo sono tornata felice. Perché tutto questo mi piace. La giornata è andata avanti, e ho pensato che si, mi piace fare quello che faccio, stare qui.
Mi piace andare a comprare cibo la sera, con il tramonto e le strade vuote e le nuvole nel cielo, che oggi è blu.
Mi piace ballare insieme la Macarena con i bimbi prima di cenare.
Mi piace vedere G. con il pigiamino, tutta pulita prima di andare a letto. Mi piace perché sa proprio di casa.
Mi piace parlare con E., mi piace quando mi sorride e viene ad accucciarsi sotto al mio braccio. Oggi abbiamo guardato il cielo insieme e lui sorrideva. Gli ho detto che il cielo è bello perché è lontano però lo vediamo sempre. Credo che mi abbia capito. Non ricordo cosa ci siamo detti dopo.
Mi piace andare nel patio di casa e vedere i disegni nel pavimento. Vedere i bambini che iniziano a giocarci, anche se ancora non sono pitturati, anche se i segni si cancellano e va rifatto tutto. Non mi importa. Vedo come i loro passi seguono le linee che ho tracciato io e sono felice.
Ora, mentre scrivo il blog, sono sdraiata nel divano con la musica e JP è appena venuto a sdraiarsi accanto a me. Gli ho detto che se vuole rimanere deve fare silenzio, e lui ha annuito ed è rimasto a guardare. In questo momento sta guardando le parole che scrivo nelle note del telefono, accucciato accanto a me, in silenzio. Siamo entrambi a pancia in su. Lui ha finito di masticare una merendina a bocca aperta, guarda lo schermo, o forse guarda il cielo anche lui, non lo so. JP non sta mai fermo, corre da una parte all’altra, urla, salta. Ora è qui con me che guarda delle parole che non sa leggere. Mi ha detto che “Gli piace questo momento”. E piace anche a me.
Oggi il cielo era blu. È una cosa importante da scrivere perché spesso il cielo qui è bianco. E non si vede un granché, non si vedono nemmeno le stelle. Oggi però era blu, oggi è stata una di quelle giornate che, non lo so, danno senso a tutta la vita.
Il fatto è che mi piace stare qui. Mi piace stare sdraiata nel divano dopo aver trascorso un tempo denso. Perché è proprio questo il punto, è proprio questa la differenza. Qui il tempo è denso. Forse a casa viviamo e respiriamo un’aria diversa. Viviamo e respiriamo un’aria un po’ più vuota. La vita qui non mi sconvolge. Non mi sembra assurda, non vedo differenze enormi, forse perché mi sembra di vivere una vita molto simile a me.
Mi piace vivere con questi bambini. Mi piace sentire che in loro ci sono anche io. Mi piace vedere che li capisco, che se anche non riusciamo a parlare bene nella stessa lingua, ci capiamo, e in qualche strano modo, ci vogliamo bene. JP non è uno a cui piace stare fermo, eppure è ancora qui con me.
Prima di cenare abbiamo giocato a girare in tondo, JP e E ridevano e Matilda e Giacomo li facevano girare. Ai bambini piace volare. Gli piace essere sollevati da terra. E hanno ragione. Hanno ragione a voler volare.
Il fatto è che oggi è stata una bella giornata, perché dall’altra parte del mondo ho trovato una famiglia.
Anna, 19 anni, da Cagliari. Prima volta in Perù