Tutto è iniziato due mesi fa quando, durante una videochiamata di preparazione al campo in Perù, Simone, uno dei nostri responsabili, ha detto a me, Luca, Elena e Sara che saremmo stati gli organizzatori del “campamento”. Non ci ha spiegato cosa fosse, questo campamento. Ha detto solo che sarebbe stata una “cosa bella ma molto faticosa”.
Soltanto più tardi ci è stato spiegato che durante il campo ci sono due giorni in cui gli educatori della casa de Tuty si riposano, e l’organizzazione delle attività e l’accoglienza dei bambini sono in mano a noi volontari. Siamo andati in una struttura poco distante dalla casa, a la Huerta Blanca.
Oggi, il secondo giorno di campamento, tutto è iniziato la mattina, verso le 7.
Ci siamo travestiti da personaggi del cartone Peter Pan, io ero Trilli, Luca capitan uncino, Elena Peter Pan e Sara Wendy, e siamo andati a svegliare tutti i bambini. Bussavamo alle porte e ci aprivano con gli occhietti già svegli, i visi felici, i letti già fatti, i vestiti piegati.
Una volta usciti dalle stanze abbiamo fatto un bel risveglio muscolare intenso con tutte le squadre, mentre aspettavamo la colazione.
Dopo colazione sono iniziate le attività. Abbiamo improvvisato alcuni giochi: saremmo dovuti andare in piscina ma c’erano nuvole, il cielo era bianco, e c’era vento. Soltanto alla fine della mattina abbiamo deciso di entrarci comunque, per poco tempo, e subito il cielo è diventato blu, le nuvole si sono spostate.
Durante i giochi c’erano piccoli e grandi, abbiamo giocato a bandierina ed era divertente vedere come tutti si mettevano in gioco. E soprattutto ridevano, ridevano tutti.
Poi abbiamo recitato nella scenetta di Peter pan, io giravo per il “palco” con la mia bacchetta magica che faceva scoccare sorrisi da una parte all’altra, e vedevo Capitan Uncino, Spugna, Wendy, tutti i miei compagni che recitavano in spagnolo, ed era bello. Eravamo insieme.
A metà mattina abbiamo fatto tutti una bella merenda (una mela e tanta acqua) per riprendere fiato dopo i giochi, per poi finire la giornata con una caccia al tesoro, in cui i bimbi dovevano trovare il tesoro perduto di Peter Pan. Ci hanno messo poco tempo a trovarlo, devo dire. Sono stati bravi.
Oggi era l’ultimo giorno di campamento, abbiamo terminato le attività e mandato tutti i bambini a preparare gli zaini, per tornare a casa.
Da una parte sono molto stanca di aver organizzato tutto questo insieme ai miei compagni, che ormai sono anche amici, però dall’altra è stato bellissimo vedere tutti i bambini spensierati divertirsi, giocare leggeri, e vedere la loro felicità anche rientrando nella casa del CAEF, sapendo che in parte, questa gioia era anche grazie a noi. I bimbi erano entusiasti: questa è una delle poche occasioni che hanno durante l’anno per uscire fuori dalla casa, fare una vacanza, staccare dalla routine di tutti i giorni. Proprio per questo alla fine di questi due giorni posso dire che ne è valsa decisamente la pena.
Per me in genere è molto importante che ogni cosa sia dettagliatamente organizzata in una giornata, ma qua in perù non la pensano allo stesso modo.
Stando qui mi sono resa conto che ciò che tu prepari per la giornata potrà saltare, i bambini potranno non essere pronti, gli orari non essere rispettati. E la giornata però deve andare avanti lo stesso, i giochi si devono comunque fare, le risate non si possono sacrificare. L’organizzazione non è tutto, e l’ho capito qui.
Così ho capito che anche se tutto non è perfettamente organizzato e preciso, può comunque andare bene, perché queste piccole creature sono contente anche solo se ricevono un sorriso, un abbraccio, una carezza.
Ci vuole tanta capacità di adattamento, tanta pazienza per tutti gli imprevisti che potranno capitare, ma soprattutto tanto amore.
Matilda, 18 anni, da Cagliari. Prima volta in Perù.
Una piccola isola colma di amore
Elena, vent’anni, da Palermo. Prima volta in Perù.
Quando mi hanno scelto per fare parte dell'organizzazione del Campamento ho provato un forte senso di paura.
Sì paura. Non confusione, non emozione, ma paura. Avevo mille domande, dubbi “cosa è un Campamento? Come di organizza? Come si fa a fare divertire i bambini?” L'ultima domanda mi spaventava più di tutte. Pensavo che io e i bambini vivessimo in due mondi completamente lontani e diversi e per questo fosse impossibile cominciare. Bene, questa esperienza mi è servita per capire che mi sbagliavo.
Se paura è la parola del prima, la parola del dopo è entusiasmo. Passare il tempo ad organizzare le attività e i costumi, e il tempo speso con i bambini mi hanno riempito il cuore di emozioni.
Il campamento è un momento che i bambini aspettano con trepidazione, è un solo fine settimana all'anno e per di più viene svolto fuori dalla struttura del CAEF. È un'occasione in cui adulti e piccoli hanno la possibilità di esprimersi e sfogarsi.
La seconda giornata si è aperta con un risveglio particolare. Peter Pan, Wendy, la piccola Trilli e capitan Uncino sono passati per le camere per svegliare i piccoli giocatori. Inizialmente pensavo che non avrebbero apprezzato l'idea e invece ci hanno accolti con sorrisi e abbracci che ci hanno trasmesso la carica giusta per iniziare la giornata.
Tra fischietti, risate e musica abbiamo passato una mattinata piena di energia. Ogni bambino si è impegnato, mettendosi in gioco e cercando di superare i propri limiti.
Dopo i giochi il momento più atteso: la caccia al tesoro, un'esplosione di curiosità, competizione e lavoro di squadra.
Il momento seguente mi ha colpito molto, non come organizzatrice del Campamento, ma come semplice volontaria. Durante il momento di gioco libero mi sono avvicinata alle altalene per controllare dei bambini e uno di loro appena mi ha visto ha chiamato un'educatrice e le ha detto “profe, profe, Elena me quiere mucho porque me abrasa siempre”
Ovvero “prof, prof, Elena mi vuole tanto bene perché mi abbraccia sempre”.
Questa frase così spontanea mi ha scaldato il cuore e mi ha fatto ricordare perché amo fare i campi ogni estate e quanto amore possiamo ricevere donandoci all'altro.
Prima di pranzare abbiamo fatto un breve momento piscina e dopo aver mangiato, tutti in cerchio per l'ultima scenetta e la premiazione. Nonostante non tutti conoscessero l'isola che non c'è, ogni bambino ha partecipato con entusiasmo e io dopo due giorni mi sono resa conto di quanto il tema del sogno e del Pais de nunca jamas sia adatto alla casa de Tuty. Una piccola isola che come il caef protegge i bambini e li aiuta a non smettere mai di sognare e di amare. Devo ammettere che è stato molto emozionante.
Campamento terminato, tutti a casa a riposare. Grandi e piccoli tutti stanchi ma con un ampio sorriso sul viso.
La sera l'abbiamo dedicata a noi, gruppo dei volontari, con una piacevole cena tra i locali di Trujillo. Tra taxi con musica discutibile, risate e cibo peruviano abbiamo concluso questo fine settimana intenso ma formativo e soprattutto utile perché ci ha permesso, quasi senza accorgercene, di stringere il forte e puro legame che si è instaurato tra le 23 persone diverse che sono partite, provenienti da luoghi diversi, ma accomunati dalla fiducia nell'amore.