Dia 1: Atterraggio sotto le nuvole del progresso
Atterrati in un mondo che non è il nostro siamo subito stati divorati dal traffico di una società avviluppata nel tornado dello sviluppo… grattacieli della finanza si stagliano sull’oceano Pacifico sovrastati da un cielo grigio inquinato dallo smog del progresso. E proprio nel quartiere più occidentale di Lima abbiamo trovato la chiave per capire questo paese: il museo della memoria. Tra testimonianze e immagini abbiamo sentito sulla nostra pelle il soffio gelido della guerra civile che tra gli anni 80’ e 90’ ha risucchiato nel vortice del terrore ogni peruviano. La lotta degli ultimi per gli ultimi incarnata nel movimento rivoluzionario comunista del sendero luminoso si era messa di mezzo al flusso della storia liberal-conservatrice a direzione USA. Da una parte l’utopia comunista aveva accecato il senso di umanità di studenti e professori, mentre dall’altra parte, un senso costante di sospetto aveva ulteriormente avvelenato il cuore degli uomini di stato, lasciando la popolazione civile nella morsa tra lo stivale dell’autorità e la lama del cambiamento.
Vent’anni di guerriglia andarono a scavare un solco profondo nella coscienza di ciascun peruviano, un solco che tuttora si può intravedere nei volti spenti di alcuni di loro, ma che regala allo stesso tempo in molti altri casi i sorrisi semplici e gratuiti di chi ha visto in faccia troppa morte. La speranza e il riso sono privilegi che solo i bambini nella loro innocenza possono ancora serbare dentro il loro spirito quando scappano dall’oscurità che aleggia nelle loro case. I volti diffidenti di questi corpi vaganti per la città che ci scrutano dai vetri del bus entrano in contrasto con il sorriso e la curiosità dei bambini affacciati dai vetri sporchi delle baracche del quartiere di periferia di San Juan di Miraflores dove ci siamo recati con Sofia Montañez, ex segretaria mondiale della CVX, e i volontari dell’associazione “Acompañame ”. Il loro calore ha subito riscaldato i nostri cuori abituati a gabbie d’oro sterili e disinfettate. Correndo, disegnando e ballando le strade delle nostre vite si sono incrociate in uno sfuggente sussurro. Sullo sfondo di un grigio tramonto, in mezzo alla polvere della strada sterrata e con in lontananza l’eco di un megafono locale ci siamo caricati la loro giovane spontaneità sulle nostre spalle appesantite da un senso di colpa sopito per una fortuna che sappiamo non esserci meritati.
Critichiamo la quota di sangue che esigeva Guzman per il compimento della sua santa rivoluzione popolare ma come possiamo noi, cresciuti nell’epoca dell’indifferenza, anche solo comprendere il valore di un’idea alla quale le persone hanno immolato le loro stesse vite? I bambini ci domandano con gli occhi lucidi quando torneremo nel loro angolo di mondo dimenticato e non possiamo che rispondere che non lo sappiamo, sapendo invece dentro di noi che probabilmente il bivio di oggi non è stata che una parentesi nella nostra vita europea. In momenti come questi ritorna il ricordo del sacrificio compiuto da Judith, nella cui casa ci apprestiamo ad entrare tra pochi giorni.
03.08.2024 Matteo, Torino