Quando ho pensato al fatto che i bambini fossero chiusi da un anno e 6 mesi in casa, sono tornata per un attimo alle giornate al Caef durante il campo e alla fatica che spesso provavo a stare chiusa dentro la casa aspettando il sabato per andare a Torres o per una commissione e uscire da quelle mura.
La Casa de Tuty è un posto meraviglioso e ricco, ma si sente anche il bisogno di avere rapporti con l’esterno. Per questo ho provato a capire cosa si provasse a vivere quell’isolamento per molto più tempo di quello che abbiamo dovuto affrontare noi in Italia e mi sono ricordata di quanto mi avesse aiutato a trascorrere le giornate, diventate ormai monotone, fare un poco di sport prima dentro casa e poi nel cortile del mio palazzo.

Gli spazi ristretti si sono trasformati nella mia sala fitness e il cortile una valvola di sfogo per il mio corpo. L’ingegno mi ha portato ad utilizzare il bastone della scopa come bastone per gli esercizi di postura, le bottiglie come pesi, il divano come spalliera per le attività dove serviva un appoggio.
Ricordo che sudare e muovermi mi faceva sentire libera, mi permetteva di scaricare i nervi e mi apriva la mente. Per questo ho pensato che lo stesso potesse servire ai miei bambini. Un’ora di esercizio fisico alla settimana come uno spazio in cui loro potessero divertirsi con qualcosa che li aiutasse anche nell’equilibrio della mente oltre che del corpo. Così ho pensato di coinvolgere in questo progetto la mia allenatrice e la mia classe della palestra, Moukhtar che è ormai parte della squadra dei volontari della Compagnia del Perù come modello di riferimento per gli esercizi ed Elisabetta, una ragazza che per anni ha fatto parte dei gruppi Meg che seguivo, che conosce bene lo spagnolo e che nutre il desiderio di venire un giorno al Caef.
E così è partito questo programma: Annalisa ha pensato e costruito allenamenti ad hoc per loro, Elisabetta commentava e spiegava gli esercizi e noi allievi abbiamo partecipato alle lezioni riprese e ci siamo allenati con loro. Pensare di aver fatto qualcosa che fosse utile, oltre che divertente, mi ha fatto sentire meno il distacco di questi due anni. Vederli sorridere, impegnarsi nell’eseguire gli esercizi, attenti nelle spiegazioni mi ha reso anche orgogliosa.

Penso che possa essere un piccolo passo che li spinga a pensare a sviluppare anche delle passioni, magari sportive, che possano accompagnarli nella loro crescita. Qui in Italia ho potuto apprezzare il coinvolgimento di tante persone, che pur non essendo mai state nella nostra casita, hanno partecipato con gioia e hanno provato commozione nel vedere i bambini fare gli esercizi con noi.
E’ stata un’esperienza che mi ha confermato quanto lo sport unito ad un obiettivo possa diventare una parte importante del percorso di una persona: lo scopo condiviso e lo sforzo di ognuno di noi mi ha fatto ritornare non solo in Perù ma anche alla Milano Marathon, uno delle manifestazioni sportive più cara che ho; dove noi tutti ci raduniamo da tutta Italia e corriamo verso i nostri bambini e verso un mondo migliore.
Titti, Cagliari

È stato un piacere prestare la mia voce per spiegare ai bambini e ragazzi della Casa de Tuty gli esercizi dell’attività sportiva per il campo a distanza. Non ho (ancora) conosciuto nessuno di loro personalmente, ma tramite foto e video ho imparato a conoscere i loro occhi e i loro volti e mi sento molto vicina a loro.
Poter dare un contributo per la realizzazione di questi video mi ha dato modo, con una cosa semplice come la mia voce, di sentirmi ancora più vicina a loro e avere un impatto concreto, seppur minimo, nelle loro vite come le loro vite lo hanno nella mia, anche se forse in modo inconsapevole. Immaginarli a più di 10.000 km di distanza prendere parte alle attività che ho descritto io, dietro a un telefonino a 10 minuti da casa mia è stato emozionante e vederli poi in video, commovente.
Elisabetta, Cagliari
Ho conosciuto Titti due anni e mezzo fa quando ancora il nostro piccolo mondo dorato non era imploso sotto i colpi del Covid. Erano invece ormai trascorsi dieci anni da quando lei aveva iniziato ad occuparsi di uno dei tanti piccoli mondi che dorati non lo sono mai stati.
L’abuso e la violenza contro un bambino sono tra i reati più efferati che si possano commettere, figli dell’ignoranza e di probabili violenze a propria volta subite. Ma é l’abbandono che mi colpisce più di ogni altra cosa e le cicatrici che per sempre resteranno nel cuore di queste persone. Lo sport é vita, é gioia, é salute, é fare pace con se stessi. Non c’è la pretesa di restiture a questi bambini e ragazzi quello che la vita ha sottratto loro, ma c’è la speranza di regalare qualche momento di benessere che possa lasciare accesa in loro la fiamma della rivincita.
Ho accolto con estrama gioia la richiesta della CdP di ideare delle lezioni da spedire in Perù; so fare questo, é una goccia in mezzo al mare, ma é un messaggio per dire loro che non sono soli. Spesso pensiamo che il nostro contributo non serva a salvare il mondo, e non lo salva, ma serve a dire che c’è una mano tesa e che l’oro, ovunque ci troviamo, sta nelle relazioni umane che ci spingono ad andare oltre. In Perù e qua. Grazie bambini, grazie ragazzi, grazie Titti, grazie CdP e grazie Caef.
Annalisa, Cagliari
Io sono Moukhtar, un ragazzo siriano che nel suo paese ha sofferto molto per via della guerra che ha colpito la mia terra. Ho trovato sempre nello sport una scusa per scappare da questa via brutta e vivere la mia vita e i miei sogni.
Quando sono arrivato qui in Italia e ho conosciuto Tiziana e tutti gli altri, sono rinato di nuovo e ho trovato una vita nuova, bella e ho riniziato a vivere i miei sogni. E ora ho la possibilità di aiutare gli altri specialmente con lo sport.
Quando vi ho visto che stavate facendo questi esercizi ero molto contento perché eravate bellissimi e bravissimi. Un giorno spero di riuscire a venire anch’io in Perù per conoscervi meglio e fare sport insieme.
Moukhtar, Cagliari
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